Download
Capitolo 0 - Introduzione.pdf
Documento Adobe Acrobat 592.6 KB

1220  -  1972  -  2012 - 2015

1220  -  Costruzione di Cittadella con progettazione attribuita a Benvenuto da Carturo.

1972   -  Prime esplorazioni personali di ricerca e scavo dei cunicoli sotterranei da parte degli Scaut.

 2012   -  Scoperta fortuita di un tratto di galleria sotterranea all´interno di Porta Treviso

                               che ha reso pubblica l’esistenza dei cunicoli.

14.14.14 - Prima spedizione “turistica” autorizzata dal Comune, effettuata nella “Galleria Pan”.

17.01.15 - Nuova spedizione “scientifica” nella “Galleria Pan, con rilievo.

18.07.15 – Spedizione “scientifica” nella “Galleria degli Scaut”, con produzione di un Video su richiesta.

  752 - Anni di presenza delle gallerie segrete a Cittadella.

    43 – Anni dalla prima scoperta dei cunicoli in città da parte degli Sacut Cittadella 2 ( ex Cittadella 1 )

  795 – anni al buio!                       

 

Sono oramai trascorsi più 40 anni da quando uno sparuto, quanto coraggioso, gruppo di esploratori dell´allora ASCI – CITTADELLA 1 diede inizio allo studio dell´archivio cittadino. Con certosino rigore il gruppo si mise alla ricerca delle favole che, finalmente, sono diventate realtà sotto gli occhi di tutti per un fortunato, quanto fortuito, crollo nel cantiere di restauro delle mura medievali in Via Marconi, tra il Palazzo Pretorio e Porta Treviso.

I giornali locali hanno divulgato la notizia pubblicando fotografie e testimonianze.

In una di queste foto il Sindaco Giuseppe Pan indica il punto esatto dove è scoppiata la bolla di sapone che ha rotto l´incantesimo di mille storie e racconti che si volevano a tutti i costi credere senza aver visto

o che si stentavano di credere per non aver visto!

Che si volevano credere senza fondamento, ma che nelle fondamenta della città esistono davvero!

Storie tramandate dai padri ai figli, e dai figli ai nipoti e pronipoti, di generazione in generazione.

Storie che forse hanno avuto origine:

- da contadini residenti all’esterno della cerchia murata;

- da soldati sopravvissuti alle diverse scorrerie del medioevo;

- da frati e monaci eruditi che avranno parlato molto e scritto poco sull´argomento segreto delle segrete di Cittadella fino ai giorni nostri.

(E non ci addentriamo nei misteri della Torre di Malta, i cui lamenti  erano giunti persino alle orecchie di Dante!)

Il segreto delle segrete!

Il nemico non doveva saperlo!

Argomento diventato tabù nei secoli che si susseguirono! Tabù diventato un mistero!

Mistero diventato omertà!

Tabù per tutti, omertà per molti, ma non per un manipolo di giovani esploratori scout, che, scrupolosamente addentrati nella materia consultando gli archivi, attenti osservatori dell´architettura delle mura e dei molti particolari ancora visibili a tutti in vari punti delle mura, finalmente:

- hanno tracciato un paio di coordinate,

- trovato l´azimut,

- e deciso di scavare!

Armati di “Pico e baieto tático”, come quello pieghevole usato dalla fanteria, tute mimetiche dell´esercito, acquistate a Padova, elmetti bianchi e blu di vari modelli, dismessi dall´Enel di Cittadella. Qualche bottiglia di buon clinto per “corrompere” la padrona di casa (presa in locazione), dei mazzolini di fiori di campo per conquistare la giovane figlia,

e tanto, tanto coraggio per iniziare, nottetempo, a scavare al pian terreno della Casa del Capitano, oggi sede dell´ufficio turistico IAT,

(adesso sede di lavoro di Elena e Cristina).

Evitando di fare rumore, e sempre in collegamento esterno con un compagno di lavoro di lavoro che faceva “il palo”, riuscirono persino a non dare nell’occhio (Passanti, vigili urbani o carabinieri non dovevano sospettare nulla!).

La prima a essere avvicinata per avere qualche notizia, un aiuto e una dritta, fu l´allora Soprintendente onoraria delle Belle Arti di Venezia, nonché storica di Cittadella, Gisla Franceschetto, (di felice memoria), ma contro ogni aspettativa non seppe far altro che minacciare di denuncia il gruppo alle autorità il gruppo e di cementare ogni traccia! Ah, cara Gisla!

L´argomento era ancora segreto! E segreto doveva restare!

Era ancora tabù, e tabù doveva rimanere! Ma perché mai?

Così, con la promessa ufficiale di abbandonare l’impresa, il cantiere di scavo e ogni scoperta del percorso erano ormai aperti; iniziava il tempo della trincea, mettendo in campo maggiore prudenza e dedizione che in precedenza.

Cavi elettrici per l´illuminazione al posto delle torce,

trapani a percussione e demolitori di piccolo calibro, attrezzatura improvvisata di vario genere a imitazione di quella utilizzata nelle miniere di carbone e tutto quanto poteva venire in soccorso agli esploratori.

Nonostante tutte le precauzioni messe in campo, i crolli si sono susseguiti nel tempo e lo scrivente sa quante volte ha rischiato la vita.

Per non tentare troppo la fortuna, a un certo punto si è deciso di abbandonare il cantiere sotterraneo ripulendolo degli effetti personali e di proseguire altrove le ricerche con l´esperienza acquisita e gli studi fatti.

Così, sempre nottetempo, intorno alle mura continuavano ad aggirarsi le ombre dei temerari esploratori che, in tuta mimetica, ispezionavano la cinta delle mura accettando tutti gli epiteti che ricevevano dai pochi viandanti della notte.

Decine di rifugi antiaerei sono stati trovati, visitati e richiusi alla base delle mura.

Arrampicate con scale e corde sono state eseguite nei torrioni di Porta Treviso, Porta Vicenza, Porta Padova e altri punti considerati strategici.

Oramai sapevamo: le Gallerie c´erano. Erano una realtà della quale nessun altro aveva lasciato documentazione precisa di alcun genere, e chi sapeva… voleva tenere nascosto il segreto in modo di tenerle a proprio uso e consumo.

Bisognava continuare a cercarle!

Il lavoro era improbo e non autorizzato!

Oggi si direbbe “adrenalina pura!”

La città era contro!

Contro? Perché?

Da un’inchiesta effettuata presso i commercianti del centro dal capo redattore di LA CUCCAGNA, Bollettino del Centro Turistico di Cittadella, con Sede nel Convento di San Francesco in Borgo Treviso, armato di registratore a nastro magnetico, si è avuta conferma di quanto si sospettava:

i commercianti e i proprietari delle quattro vie principali del centro sapevano!

- “ Tusi, assé stare tuto, feme a carità, che me riva i ladri da soto!”.

Effettivamente, quando era stata ispezionata la galleria di Porta Vicenza, i primi due prodi esploratori, superate alcune difficoltà tecniche, si erano comodamente piazzati al buio e nel silenzio di tomba della galleria ad ascoltare i discorsi che facevano i proprietari nel salotto soprastante.

E anche da questa esperienza era nata la certezza che gli abitanti delle quattro vie del centro avevano ben altre buone ragioni perché non fosse divulgata la notizia della scoperta delle gallerie.

Tanto per cominciare i residenti che vivevano sopra il cunicolo di Porta Vicenza – che per segreto professionale non vogliamo nominare – vi scaricavano tranquillamente le acque bianche (e per fortuna solo quelle!), di acquai, lavandini e simili intrise di detersivi per nulla biodegradabili, come se fossero vasche condensa grassi a fondo perduto! Ero tanto tentato di bussare sulla botola di “ispezione” costruita ad hoc per dire a quelli di sopra che chiacchieravano tranquillamente dei loro affari:

- “ Signori, buona sera!, Per favore aspettate a tirare ancora la catena…!”.

Ma la prudenza, il ricordo delle minacce della soprintendente onoraria Gisla Franceschetto, le conseguenze di un’apparizione così inaspettata da sotto un tappeto del salotto e il terrore di Paolo Barin, mi hanno fatto desistere dall’andare oltre.

A mente fredda, nei giorni seguenti, avevamo tratto anche un´altra conclusione a sostegno delle proteste dei commercianti che si erano dimostrati contrari alla nostra avventura.

Ciascuno di loro, sicuramente, si era impossessato nello scorrere dei secoli di una porzione del cunicolo sotterraneo (per legge di proprietà del demanio), che, dovutamente murato nei propri confini, aveva dato loro la possibilità di usufruire gratuitamente di ampi spazi sotterranei da adibire a magazzino merci o a fresca cantina per vini buoni e salumi pregiati.

Tappeti, attrezzatura da sci, abbigliamento e quanto altro.

Quello che non sappiamo ancora è chi di loro avesse ereditato anche una scala di accesso d’epoca, per accedervi, e/o le bocche d´aria per la ventilazione!

Un paio di coordinate erano state tracciate. Sul punto azimut era stato scavato ed era stato un successo. Seguendo una logica tutta nostra, era stato individuato l´ingresso alla galleria di Porta Vicenza con le vicissitudini che vi ho raccontato. Questo ingresso probabilmente era stato aperto da qualche secolo ed era facile da trovare per i curiosi e gli interessati, come ad esempio per chi aveva lavorato alla costruzione del Parco Zoo San Francesco.

Era giunto il momento di adottare gli stessi ragionamenti e la medesima intuizione seguiti fino allora per calcolare la possibile uscita nella porta cittadina dall´altra parte della città. Abbozzando dei tracciati immaginari che passavano sotto le abitazioni dei famigerati commercianti, ci pareva impossibile che non vi fosse una linea di collegamento fra le quattro porte.

I due punti d’ingresso trovati, Porta Bassano e Porta Vicenza, avevano delle caratteristiche in comune:

non passavano sotto i torrioni.

Sulla loro superficie erano stati costruiti dei Vespasiani con scarico in galleria. Ergo! Fornivano la direzione per la ricerca nelle Porte Treviso e Padova!

Seguendo questi criteri suscitavano curiosità alcuni rilievi.

Il passaggio della fognatura della città presso Porta Padova, nella zona dove sembra sia stato trovato qualcosa di simile “nell´intercapedine murata di collegamento al locale delle guardie”, (P. Valle – Pro Cittadella pag. 17 - Dicembre 2012). A lato dei giardini, durante i lavori di restauro delle mura negli ultimi anni, non è stata data ancora nessuna importanza a questa scoperta. Così abbiamo rinunciato.

La presenza del vespasiano dalla parte del torrione di Porta Treviso che, pur depistando le nostre ricerche, non ci ha impedendo di scalare il torrione seppur col successivo abbandono dei lavori.

Ma questo errore di valutazione è stato una fortuna provvidenziale per tutti, altrimenti non se ne sarebbe proprio più parlato! E invece…

 

Nel frattempo i giovani esploratori sono cresciuti, e, anche alla luce degli ultimi insuccessi, e nell´impossibilità di far conoscere le proprie scoperte e conoscenze, hanno abbandonato il campo inseguendo ognuno il proprio destino. Qualcuno si è sposato e ha fatto la tranquilla vita dell´operaio, altri hanno frequentato l’università e/o sono divenuti professionisti, non è mancato chi, come me, ha deciso di andare in Africa per lavoro.

Le gallerie sono rimaste lì ad aspettare che altri, molti anni dopo, le riscoprissero per puro caso, lasciando il “cantiere aperto” per le giovani leve del futuro. Futuro che è già oggi!

Ma la testimonianza degli esploratori è rimasta e con essa la documentazione fotografica dell´epoca.

Documentazione a dire il vero molto esigua a causa dell´illuminazione molto povera di cui si poteva disporre e per la quale sono andate perse molte riprese. La tecnologia di cui potevamo disporre consisteva in una macchinetta fotografica di plastica trovata nei fustini del detersivo.

Ma non tutto era morto e perduto. Giovani leve come la cittadellese Laura Brotto, e Vincenzo Venza di Castelfranco, originario della Sicilia, laureandi in Architettura nell´Anno Accademico 1999-2000, decisero di scrivere insieme la loro tesi di laurea intitolandola:

 

CITTADELLA SOTTERRANEA

Analisi e proposta di tutela

dei cunicoli del sistema difensivo medievale

 

Una mole enorme di lavoro di ricerca, disegni, planimetrie e del supporto fotografico e intervento in loco di qualche anno prima del gruppo speleologico di Valstagna:

GGG - Gruppo Grotte Giara Modon http://www.gggmodon.it/

Purtroppo, tutte queste scoperte sono rimaste sotto la fredda cenere del dimenticatoio. Voluto, cercato, procurato dagli interessi privati, dallo scempio di alcune amministrazioni locali che, a pro dei forzieri comunali, non si sono fatti alcuno scrupolo di coprire col cemento armato un punto chiave nella Casa del Capitano. Per non parlare degli interventi che hanno manomesso tratti dei cunicoli, come nel caso del caveau dell’Agenzia della Cassa di Risparmio all´esterno delle mura in Borgo Bassano, ricavato proprio all’interno della galleria presente in quel tratto (di cui diamo notizia più avanti). Questa è solo una modesta parte di quanto noto. La storia e la verità continueranno il loro corso a volte parallelo, a volte incrociandosi, producendo quella specie di cortocircuito che è andato, qua e là, illuminando le scene delle leggende che si sono trasformate in fatti reali, con il fulgore e la velocità del fulmine, fino ad arrivare alla data storica del 22 ottobre 2012. In quel giorno, in coincidenza dell´ultimazione dei lavori di restauro delle mura, e a 40 anni esatti dai primi scavi documentati e a quasi 800 di costruzione delle mura, un colpo fortuito di benna aprì una voragine non solo nel suolo di via Marconi, tra il Palazzo Pretorio e la Porta Trevisana, ma anche nell´immaginario della popolazione e degli “addetti ai lavori!”

 

Molti in città, adesso come allora, continuano a chiudere gli occhi.

Non vogliono sapere.

Altri invece riprendono a raccontare le testimonianze orali tramandate dai tempi antichi e scoperte attuali nascoste da una coltre d’interessi personali.

Altri ancora, cercano nei vecchi cassetti in soffitta degli improbabili documenti.

Gli Archivi Comunali sono oramai diventati inscrutabili.

Gli Enti preposti non si esprimono, e quelli che provano a balbettare qualcosa o trovano delle scuse per tentare di spiegare il dubbio sull’utilizzo di questi cunicoli per evitare di affrontare sul serio la discussione, oppure dimenticano quanto scoperto negli ultimi quarant’anni favorendo la deriva dei documenti da loro prodotti e depositati sia in Comune come in Biblioteca e negli uffici turistici.

E’ ora di rispolverare due fonti documentarie:

a)                  Il Volume dell´ex CTG edito in proprio nel maggio 2005 e intitolato

LA CUCCAGNA

Bollettino del Centro Turistico Giovanile di Cittadella

b)                 Secondo in ordine cronologico ma primo per importanza, profondità e serietà professionale, la tesi di laurea di Laura Brotto e Vincenzo Venza sopra ricordata.

Entrambe le opere sono disponibili in biblioteca, e presso l´Ufficio Turistico IAT in Porta Bassano,a cui va aggiunto l´intervento in loco del Gruppo Speleologico di Valstagna.

Ultime in ordine di tempo, ma si spera seguite presto da altre, giungono queste pagine realizzate con la passione e l´aiuto di molti. Non intendono essere uno studio approfondito e tantomeno esauriente dell´argomento in oggetto, ma vogliono testimoniare le esperienze personali di chi per primo ha provato la meraviglia e lo stupore di scendere sotto Cittadella negli anni ’70 del XX secolo. Hanno pure la speranza - queste righe - di dare voce alle tante testimonianze raccolte nel corso del tempo che si ripetono, s’inseguono e chiedono di restituire al cittadellese contemporaneo un mondo antico che tocca il cuore e reclama a viva voce di essere riscoperto e riscritto. Un appello particolare va alle prossime amministrazioni comunali perché non lascino cadere nel vuoto questa voce del patrimonio culturale di Cittadella, affinché possano raccogliere e offrire ai concittadini e ai turisti futuri quello che con improbo “lavoro sommerso” hanno voluto rischiare dei figli della città per beneficio di tutti.

 

E se qualcuno fosse mosso dall´ingordigia di trovare chissà quali tesori di Ezzelino III, il Tiranno, permettetemi di ricordare le parole ormai famose di Dante:

 

“ Lasciate ogni speranza voi che entrate!”

(Dante - Inferno III-9)

 

Roberto Giovanni Zaniolo